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ANNA SCARPETTA PER Cerco L’Infinito – Poesie di Lucia Bonanni
Non c’era titolo più appropriato, inerente al nuovo libro,
Cerco L’Infinito. Una raccolta di liriche della poetessa, Lucia Bonanni, che esprime in versi tutta la sua delicata sensibilità, volta ad aprirsi al mistero del cosmo nel suo insieme. Allo stesso modo, risalta la sua anima, ricca di bellezza interiore, quando si apre profondamente ai grandi temi sociali della vita, con estrema naturalezza del suo sentire, con un continuo, lento, interrogarsi.
L’
Infinito per Lucia è, senza alcun dubbio, come ella stessa afferma, un continuo vagabondare che mai si arresta, verso un’incessante ricerca dell’uomo. Non dovrebbero stupirci tanto, le due parole chiavi: curiosità e ricerca. Io credo che queste parole, così tanto affini tra loro, siano state poi il vero fulcro, di tanta energia ad invogliare una moltitudine di uomini a intraprendere lontani, nuovi, viaggi per terre sconosciute, ai confini degli orizzonti infiniti.
L’uomo è stato, si sa, fin dall’antichità ad oggi, un grande pioniere, spinto fortemente dalla grande curiosità, di cercare lontano altri lidi o di voler esplorare terre nuove. Egli non ha mai esitato, neanche dinanzi alle enormi difficoltà, a indietreggiare, anzi si è spinto oltre, dal suo luogo nativo, pur di conoscere e di sapere. Ha viaggiato, ha navigato per mari, su piccole o grandi navi dirette verso sconosciute rotte, pur di scoprire o conoscere nuovi orizzonti ai confini della terra.
Non è stato, forse, così per Cristoforo Colombo, alla ricerca di nuove terre lontane, partendo per un lungo viaggio, con tre caravelle e molti uomini, audaci? Un viaggio che sembrava quasi infinito, così estenuante, lungo, faticoso, quanto rischioso per i suoi uomini stanchi, increduli, famelici, addirittura spaventati, perché delusi da quell’orizzonte infinito, che non dava accenno di alcuno approdo. E, navigarono giorni e notti, per un lungo viaggio somigliante ad un peregrinare, quasi vano, al punto di voler tornare indietro. Ma, il coraggio e la tenacia, di Colombo, furono così determinanti, a convincere gli uomini a proseguire, fino a quando non giunsero dinanzi alle sospirate, nuove, terre. La storia, ancora oggi ci documenta questi eventi straordinari della nostra civiltà, così tanto migliorata e progredita.
In questi temi importanti, dunque, Lucia Bonanni ha voluto cimentarsi aprendosi e spaziando con audacia bravura, riuscendo a percepire, ma, anche, a interpretare, quella continua ricerca, che da secoli affascina l’uomo verso l’infinito, come un’avventura senza fine. Nei suoi freschi versi, ella afferma, in
Cerco l’Infinito: “Quella dell’infinito/è una sete che non si placa/ e un vagabondare che non si arresta/ e continuamente lo cerco/e continuamente lo perdo… e quando l’arsura si fa sentire/e la quiete tarda a venire/ con dite ansiose scavo/tra i ritmi sconfinati”. L’Infinito che la poetessa cerca ardentemente, con tanta avidità, è forza interiore che quasi crede di averlo percepito più vicino al suo dolce sentire. Ma, questa sensazione, sembra sfuggirle, quando afferma “e continuamente lo cerco/e continuamente lo perdo, proprio quando è arrivata la sera col caldo torrido, insopportabile”, cosicché la voce di se stessa, diviene, a sua volta, voce per gli altri della stessa tematica, degli stessi ritmi, con l’intensa ansietà di sapere, alla stessa maniera di chiunque sia alla ricerca dell’infinito. La poetessa, in
Cerco L’Infinito, termina dicendo: “e dietro quella persiana chiusa/continuo a spiare/quel desiderio di eternità/che mi consuma”.
Il senso dell’eternità, dunque, è visto, da Lucia, come qualcosa di invisibile che cattura i sensi, accende la grande voglia di scrutare, di spiare attraverso la persiana chiusa, quel mistero di spazi e conoscenze. E, per istinto, è come se ella andasse incontro a un continuo fascino invisibile, ma percepibile, per spegnere per un attimo quella grande voglia di sentire sete, pari ad un desiderio che consuma, lentamente, ma che non disseta. Un altro tema, ponderante, nella poetica di Bonanni è il mondo e il suo insieme.
Lo faccio per te, dice: nel: “Il mondo in questo momento /immaginario sentire/tra goccia e goccia/vorrei abbracciare, quel globo, che inclinato sull’asse/gira dello spazio e del tempo/quel pianeta …”.
Invero, anche questi versi affermano un’altra personale visione dell’infinito, quella di voler abbracciare il globo terrestre che gira sull’asse un po’ inclinato. Non è difficile intuire, con quanta semplicità ma altrettanta sensibilità, di tenera immaginazione, la poetessa sembra condurci, attraverso i suoi efficienti concetti, dinanzi ai reali misteri del creato, visto con i suoi straordinari occhi. Da una attenta lettura, emerge, tuttavia, un altro tema, determinante, nella raccolta di liriche di Lucia, è il Tempo. Un argomento molto presente e ricorrente nei suoi espressivi versi, in chiave moderna, a mio avviso, degni di disamina.
Ella, si rivolge al tempo dicendo: “Segno vago e sfuggente/nel suo anonimo fluire: il tempo/Non do al tempo il nome di spettro/fantasma o demone/ma in armonia vivo la mia èra/e con in adagio batto/il tempo del mio esistere. Sentimenti forti, dunque, di una vita ben conosciuta col suo volto autentico, pregno di realismo. La poetessa è consapevole fin troppo della costante fragilità e delle debolezze umane che, talvolta, in certi casi particolari, ci rendono inermi, ma giammai sopraffatti. Difatti, dirà poi, nel
Il Tempo:.. “Colgo l’attimo/ di soavi carezze fragranze delicate/ e luminose serenate/.. solo così potrò sempre dire che è bel tempo/e scoprire che il Tempo è soltanto ciò che io stessa sono”. Lucia sa comunque esaltare, in maniera nitida, la consapevolezza del fruire del tempo lento, e irrefrenabile, quando afferma: “non mi aggrappo all’oblio/perché inesorabile passa il tempo/indietro non tornerà/ per darmi altro tempo/per il mio esistere”.
In conclusione, la centralità della poesia ruota, attorno: all’infinito, al tempo e al mondo. Infatti, parlando del mondo, afferma: In
Lo faccio per te: “Il mondo/ in questo momento/di immaginato sentire/tra goccia a goccia, vorrei abbracciare, quel globo, che inclinato sull’asse/gira dello spazio e del tempo/quel pianeta … “. Ella non va alla ricerca del verso sottile, eppure, riesce ad esprimersi, con intensa semplicità, il desiderio forte di voler abbracciare il globo in un tenero, circolare abbraccio, un modo per dire quanto mi sei caro. Non meno interessanti, risultano altre liriche che parlano di: Donna, Sogno, Noi Poeti, Noto.
Infine:
Ai miei figli, una poesia che vuole quasi preannunciare una sorta di eredità ai figli, scrive:… “Aprite quella scatola di sogni meravigliosi/che in dono vi ho lasciato/l’eredità dei miei scritti…”, Lucia ha pensato bene di lasciare nei suoi scritti, tante idee ricolme di amore, tanti versi ricchi di speranza, ogni giorno vissuto per l’
Arte.
Anna Scarpetta